Barene
Introduzione
Sono la struttura geomorfologica più
diffusa nella Laguna, della cui superficie coprono attualmente l’8%,
rispetto al 25% dell’inizio del secolo (da AA.VV., “La
laguna di Venezia”, 1995).
Secondo il Boerio (1856) il loro nome deriva da “baro”, nome
volgare per indicare un fitto manto di cespugli oppure un terreno paludoso
incolto.
L’aspetto è quello di un’isola piatta e bassa, con
substrato formato da sedimenti prevalentemente limoso – argillosi
(da Rallo G., “Guida
alla natura nella laguna di Venezia – Itinerari, storia e informazioni
naturalistiche”).
Sono costantemente emerse tranne che nei periodi di alta marea. Le condizioni
estreme di umidità e salinità determinano i fattori limitanti
per le associazioni
vegetali che le popolano.
La barena presenta al suo interno altre
strutture caratteristiche: i ghebi,
le velme,
i chiari,
le paciare.
I
ghebi sono dei piccoli canali interni alla barena, che mettono in collegamento
i canali esterni con i chiari e le depressioni interne.
Le velme sono fondali poco profondi che emergono solamente durante la
bassa marea, e sono caratterizzate dalla presenza di fanerogame:
Cymodocea
nodosa, Zostera
noltii, Zostera marina.
In particolare, la Zostera marina
è localizzata nelle velme esterne,
quelle cioè che si affacciano sui canali lagunari, mentre la Zostera
noltii è tipica delle velme
interne, verso le paludi.
I chiari e le paciare
sono delle depressioni del terreno dove l’acqua salmastra accumulatasi
durante l’alta marea si mescola con l’acqua
meteorica, formando dei piccoli laghi. Questi ambienti sono
in continua evoluzione, e sono il risultato dell’equilibrio dinamico
tra sedimenti, correnti e vegetazione.
Le barene rivestono un ruolo fondamentale nella lotta contro l’eustatismo:
i vegetali che su di essa vivono sono in grado di catturare sedimenti
e detriti elevando in tal modo la quota del suolo.
Tipologie di
barena
Ci sono diversi tipi di barene, che si distinguono sia
per i processi che ne hanno determinato la formazione sia per il percorso
evolutivo che seguono.
Ogni tipologia di barena è caratterizzata da una stratificazione
dei sedimenti e da una zonizzazione della vegetazione particolare.
Barene
di bordo lagunare
Alcune barene sono quello che rimane della parte emergente della pianura
costiera, e sono talmente permeate di acqua salmastra da poter ospitare
solamente le piante adattate a tale ambiente, cioè quelle indicate
come vegetazione alofila.
Le barene di questo tipo si trovano nel bordo lagunare verso la terraferma,
come per esempio nella fascia che va da Campalto alla zona del fiume Dese.
Queste barene manifestano la loro origine tramite la presenza di indicatori
di ambiente continentale, sia sulla superficie che a pochi centimetri
di profondità.
Inizialmente tali barene erano direttamente influenzate dalla terraferma,
e questo comportava anche un continuo apporto di sedimenti e materiale
vegetale. L’interruzione di questo rapporto, con la conterminazione
lagunare, ha causato la mancanza di apporto di sedimenti che
ha innescato un processo di demolizione.
Barene delle aree
interne
Le barene che invece si trovano nelle aree interne della Laguna hanno
avuto una storia più complessa: inizialmente erano occupate da
acque salate, poi, a causa del sopravvento degli apporti dei fiumi che
sfociavano in Laguna, hanno cominciato ad ospitare paludi di acqua dolce
e torbiere,
e infine, dopo la deviazione dei corsi d’acqua verso il mare (vedi:
estromissione
degli affluenti dalla laguna), sono ritornate a fare parte
della Laguna con caratteristiche prevalentemente lagunari.

Si trovano principalmente nella Laguna Sud tra Marghera
e Chioggia, e il mancato apporto dei sedimenti dovuto alla deviazione
dei fiumi ha causato un graduale abbassamento delle barene, aggravato
dall’erosione
dovuta al moto
ondoso e al fenomeno della subsidenza.
Nei sedimenti del sottosuolo di questo tipo di barene è scritto
tutto il loro passato: la stratigrafia
infatti mette in evidenza la successione di indicatori lagunari –
indicatori di ambiente dulcicolo – indicatori di barena –
indicatori di ambiente lagunare.
Barene ai lati
dell'antica immissione di fiumi in Laguna
Un altro tipo di barena si trova ai lati dell’antica immissione
dei corsi d’acqua nella Laguna, e sono formate da antichi depositi
alluvionali.
Nelle cartine della Laguna sono indicate spesso con il toponimo “punte
dei lovi”, dove “lovo” deriva probabilmente da “alluvium”,
nome che rivela la loro origine.
Essendo facilmente accessibili dalla terraferma sono state spesso trasformate
per uso agricolo.
Barene ai bordi
dei canali lagunari
Diversa è invece l’origine delle barene localizzate ai bordi
dei canali lagunari: sono state infatti formate da sedimenti trasportati
dalla corrente marina che hanno perso velocità all’ingresso
di tali canali, lasciando quindi cadere il materiale in sospensione. Una
parte meno rilevante di tali sedimenti è frutto dell’azione
erosiva della corrente marina sui fondali dei canali stessi.
Possono essere considerate degli ecotopi
originari, dato che sono state modificate in misura minore dall’intervento
umano, e di conseguenza la composizione floristica e faunistica, nonché
la struttura sedimentologica e i dinamismi, sono rimasti pressoché
inalterati e simili a quelli originari.
Questo
tipo di barena si riscontra soprattutto nella Laguna Nord (barene di S.
Erasmo e dei canali di S. Felice, di S. Lorenzo e di Burano), dato che
dalla bocca di porto del Lido fanno il loro ingresso in laguna molti sedimenti,
che vengono depositati in questa zona.
Il bordo di queste barene risulta rialzato dalla parte del canale che
le alimenta, mentre degrada verso il lato lontano dal canale, fino a diventare
velma.
Anche in questo caso i sedimenti del sottosuolo sono in grado di raccontarci
la storia evolutiva dell’ambiente: all’inizio della serie
stratigrafica si trovano molti indicatori lagunari, la cui abbondanza
va scemando per lasciare alla fine il posto agli indicatori di barena.
Questa tipologia di barena non si riscontra alla altre bocche di porto
di Malamocco e Chioggia perché le acque che qui entrano non trasportano
una quantità sufficiente di sedimenti per formare delle “barene
di canale lagunare”.
Il problema principale che interessa tali barene è l’erosione
da moto
ondoso che si ha nei canali con intenso traffico acqueo.
Paleobarene
Nella Laguna di Venezia sono presenti delle “paleobarene”
la cui emersione in tempi passati è testimoniata dalla presenza
di tracce di ossidazione
e di resti vegetali in crescita: il loro affioramento non è stato
causato da una deposizione di sedimenti, ma da un abbassamento del livello
del mare.
(da Cavazzoni S., “La laguna: origine ed evoluzione” in “La
laguna di Venezia”, 1995 e da Favero V., Serandrei Barbero
R., “Origine
ed evoluzione della laguna di Venezia. Bacino meridionale”,
1980).
La vegetazione delle barene è stabile, caratterizzata da tre associazioni
di piante perenni
(Spartineto, Limonieto, Puccinellieto) che riescono a sfruttare al meglio
le risorse dell'ambiente e non tendono a trasformarsi in altre associazioni
più complesse. La mancata evoluzione verso un climax
è dovuta alla eccessiva salinità,
che blocca la serie naturale della vegetazione (da Pignatti S., “La
vegetazione alofila della laguna veneta”, 1966).
Zonizzazione delle
barene
Indipendentemente dalla loro origine, all’interno
delle barene si possono identificare tre fasce che corrispondono ad altrettanti
livelli di elevazione:
- Barena bassa:
è un leggero declivio che mette in collegamento la velma
adiacente alla barena vera e propria.
Ospita lo Spartinetum strictae, un’associazione
vegetale costituita essenzialmente dalla spartina delle barene
(Spartina
maritima), e in misura minore da salicornia fruticosa
(Sarcocornia
fruticosa), salicornia erbacea (Salicornia europea), limonio
comune (Limonium
narbonense), gramignone marittimo (Puccinellia
palustris). 
Questa fascia è caratterizzata da salinità
abbastanza elevata (25 – 35 ‰), da un terreno incoerente,
ricco di sostanza
organica e imbevuto d’acqua. L’associazione
è un tipo di vegetazione stabile, infatti sia il limonio
che la spartina delle barene sono piante
perenni,
perciò esercitano in modo efficace e continuato la loro azione
consolidatrice.
La salicornia è considerata pioniera,
in quanto è la prima a colonizzare le velme,
ed è proprio questa pianta che inizia a consolidare i sedimenti
sui quali poi andrà ad insediarsi la spartina,
che è la vera stabilizzatrice delle barene.
- Barena media:
l’associazione
caratteristica è il Limonietum venetum. Secondo gli studi di Pignatti
(1966) circa il 90% della superficie delle barene è ricoperta da
questa associazione vegetale. E’ formata da Limonio
comune, Salicornia
fruticosa, Gramignone marittimo (Puccinellia
palustris), Sueda marittima (Suaeda
marittima), Astro marino (Aster
tripolium), Giunco marittimo (Juncus
maritimus).
Questa biodiversità
è molto importante per la difesa delle barene, in quanto le differenti
specie sono in grado di utilizzare in modo diverso le risorse dell’ambiente,
assicurando una presenza vegetale consolidante con qualsiasi condizione.
Il Limonietum si sviluppa principalmente su suolo argilloso, molto umido
o addirittura fradicio, poco aerato, ad elevata salinità,
periodicamente sommerso durante le alte maree.
- Barena alta:
è dominata dal Puccinellieto, un’associazione
caratterizzata dalla presenza della Puccinellia,
una pianta perenne
e cespugliosa che una volta veniva sfalciata per essere utilizzata come
foraggio per gli animali domestici. Questa parte della barena viene inondata
solamente durante l’alta marea più pronunciata.
La concentrazione salina in questa zona della barena è più
alta rispetto a quella che si ritrova nella barena bassa, nonostante quest’ultima
sia periodicamente sommersa. Tale fatto può essere dovuto a due diverse
cause:
- l’acqua salsa arriva sopra la barena durante l’alta marea,
vi si accumula ed evapora, concentrandosi;
- l’acqua salsa risale dalla falda
freatica attraverso i pori del terreno e raggiunge la superficie
evaporando progressivamente durante la risalita, arrivando così in
superficie con una salinità
maggiore rispetto all’acqua di mare. Più il tragitto di risalita
è lungo, maggiore è l’evaporazione e quindi la concentrazione
salina. Tale ipotesi è la più probabile (da Pignatti S., “La
vegetazione alofila della laguna veneta”, 1966).
Adattamenti
degli organismi
Piante
Le piante di barena presentano alcuni adattamenti
grazie ai quali sono in grado di sopravvivere in un ambiente così
peculiare.
Uno dei problemi delle piante che vivono in tali ambienti è l’assorbimento
dell’acqua, che avviene per pressione
osmotica: l’acqua quindi si muove da un ambiente dove
la concentrazione di soluti
è minore verso uno dove è maggiore.
Negli ambienti di barena la concentrazione di sali è abbastanza
alta, e una qualsiasi pianta non riuscirebbe ad assorbire l’acqua
dal terreno.
Nelle piante alofile
la concentrazione salina nei tessuti
può raggiungere anche il 10%, e questo fattore consente l’assorbimento
dell’acqua e delle sostanze nutritive.
Nei rami si accumula il sale e avviene la fotosintesi, sostituendo in
questa funzione le foglie, che nella salicornia sono molto corte o addirittura
assenti.
Altre caratteristiche adattative sono:
- Parte vegetativa poco sviluppata e appressata al suolo per resistere
al vento
- Apparato radicale sviluppato per assorbire la maggiore quantità
possibile di nutrimento da un terreno così arido e salato
- Fiori inseriti in piccole nicchie per evitare che con il vento il polline
si disperda.
Il limonio è provvisto lungo il fusto e sulle foglie di ghiandole
dalle quali espelle il sale in eccesso.
L’obione (Halimione
portulacoides), come altre piante, ha le foglie succulente
o comunque di ridotte dimensioni, per diminuire la dispersione dell’acqua
dovuta alla evapotraspirazione.
Nelle barene ci sono delle depressioni, come i chiari
e le paciare,
dove l’acqua salmastra si mescola con quella di origine meteorica,
diminuendo in tal modo la salinità.
In queste condizioni meno proibitive riesce a crescere anche la ruppia
(Ruppia
marittima), che costituisce un alimento importante nella
dieta di Folaghe (Fulica
atra) e Anatidi.
Le barene infatti sono frequentate da uccelli limicoli,
soprattutto durante l’inverno e il periodo delle migrazioni. Gli
Anatidi
provenienti dai paesi del Nord Europa trovano in questi ambienti un clima
favorevole e vi trascorrono l’inverno.
Invertebrati
Alcuni invertebrati terrestri si sono adattati a vivere in questo ambiente
grazie all’adozione di strategie particolari: alcuni insetti scavano
delle gallerie nel substrato, all’interno delle quali rimangono
intrappolate delle bolle d’aria che consentono agli insetti di respirare
durante la fase di immersione della barena; altri seguono l’andamento
della marea, rifugiandosi sulla cima della vegetazione durante l’alta
marea, e riscendendo quando la marea cala (da Torricelli P., Bon M., Mizzan
L., “Aspetti
naturalistici della laguna e laguna come risorsa- Parte Prima: Aspetti
naturalistici della laguna").
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