Piante
pioniere
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Alle spalle della fascia di battigia
compaiono le prime piante, chiamate "pioniere" proprio
perché per prime sono riuscite a colonizzare questo ambiente così
selettivo, preparando così il terreno per le specie maggiormente
esigenti. La loro importanza è fondamentale, proprio per questa
opera di colonizzazione che attraverso una serie di associazioni vegetali
diverse, ognuna indispensabile allo sviluppo della successiva, permetterà
il consolidamento dell'arenile e lo sviluppo delle dune.
Qui le condizioni ecologiche sono difficili, e solo alcune piante con
caratteristiche particolari e che hanno evoluto una serie di risposte
anatomiche e fisiologiche riescono ad adattarvisi: un ambiente del genere
infatti consente la vita solo a poche specie altamente specializzate,
psammofile
perché vivono nelle sabbie, alofile
in quanto vivono in ambienti salini, xerofile
perché si adattano a terreni secchi e aridissimi. Le piante
che formano l'associazione
vegetale caratteristica di questo ambiente, il Cakiletum maritimae,
sono terofite,
cioè superano la stagione sfavorevole sotto forma di semi. Questa
fascia di vegetazione pioniera ha caratteristiche alo-nitrofile, vale
a dire che ha una particolare capacità di sopportare contemporaneamente
l'elevata salinità dell'acqua e l'alta concentrazione di sostanze
azotate. Può essere intesa come la "linea di difesa"
dell'ecosistema litoraneo, ed è formato da poche specie a scarso
sviluppo vegetativo ma con un diffuso sistema radicale, in grado di catturare
il poco nutrimento che viene da un ambiente tanto arido.
Infatti le piante che vivono qui hanno un intricato apparato radicale
che permette loro di rimanere in posizione eretta in un terreno così
instabile; inoltre il fatto di avere delle radici ben sviluppate consente
di raggiungere l'acqua in profondità (da: "Un ambiente naturale
unico – Le spiagge e le dune della penisola del Cavallino").
Troviamo piante alofile, che sono cioè adatte ai suoli salati,
che riescono ad accumulare il sale nelle loro foglie per evitare che ce
ne sia una quantità eccessiva nel succo cellulare: se si prova
ad assaggiare una fogliolina dell'erba kali (Salsola
kali) si potrà constatare questo fatto.
Inoltre le elevate temperature che si riscontrano in questo ambiente,
dovute all'insolazione, costringono le piante ad adottare stratagemmi
per evitare l'eccessiva perdita d'acqua dovuta all'evapotraspirazione:
ecco allora che si osservano foglie carnose, di colore solitamente biancastro
per riflettere il più possibile la radiazione solare e ricoperte
di una fitta peluria.
Una delle prime specie che si incontrano è il ravastrello delle
spiagge (Cakile
marittima), che si trova proprio al limitare della battigia.
Ha foglie e fusto succulenti per resistere alla siccità, inoltre
le foglie inspessite contengono una riserva d'acqua (da: “Un ambiente
naturale unico – Le spiagge e le dune della penisola del Cavallino”).
Ha dei piccoli fiori a quattro petali bianco-rosei, che fioriscono a lungo,
dalla primavera alla tarda estate, e anche questa è una strategia
per assicurarsi una impollinazione certa.
Cercando con attenzione, dato che non è molto vistosa, si può
trovare anche l’Erba kali (Salsola kali), con foglie molto piccole
e spinose per evitare al massimo la traspirazione.
Il lappolone (Xanthium
italicum), che si può trovare anche fra le dune,
è invece una pianta molto vistosa i cui semi sono grossi e dotati
di uncini, grazie ai quali rimangono attaccati al pelo degli animali o
ai vestiti, assicurandosi così una efficace disseminazione
anche lontano dalla pianta madre. Osservando le plantule
ci si può facilmente rendere conto del notevole sviluppo radicale
che consente a questa pianta di poter raggiungere l'acqua anche in profondità.
Il lappolone costituisce già una barriera contro la quale la sabbia
spinta dal vento tende ad accumularsi, ma non riesce a formare delle dune
stabili perché tale barriera è efficace solamente durante
il periodo vegetativo.
Dopo aver visto le caratteristiche di questa fascia di vegetazione è
possibile affermare che il Cakiletum, nonostante costituisca una presenza
costante dell'ambiente, non può essere definito una associazione
edificatrice, cioè non contribuisce attivamente allo sviluppo e
all'avvento di nuove specie.
Questa funzione è delegata ad un'altra pianta, che assieme all'Inula
crithmoides è l’unica che riesce a penetrare
nel Cakiletum: l’agropiro (Agropyron
junceum).
L’agropiro è una graminacea
che risulta efficace nell'azione di stabilizzazione della sabbia grazie
alle sue lunghe radici, con le quali riesce anche ad arricchire l'arenile
di sostanza
organica, facilitando così il successivo insediamento
di altre specie (da: “Un ambiente naturale unico – Le spiagge
e le dune della penisola del Cavallino”).
L'inula invece è una pianta perenne (emicriptofita)
con foglie carnose, tipica dell'ambiente di barena.
L'agropiro presenta due adattamenti che ne assicurano una facile propagazione:
- disseminazione: il rachide
che porta le spighette
durante la stagione estiva si spezza in piccoli frammenti, ognuno dei
quali porta delle spighette molto leggere, che vengono trasportate lontano
dalla pianta madre grazie all'azione del vento. Questo sistema di disseminazione
è insolito per questa specie, è invece frequente in altre
specie di Agropyron;
- stoloni: l'agropiro ha lunghi stoloni,
sia sotterranei, sia striscianti sulla superficie della sabbia, che consentono
alla pianta di diffondersi per via vegetativa.
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